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Di scrittura e di Seo

Capita che alcuni progetti, creati per scappare da un pantano di costrizioni e dare libero sfogo alla creatività, tornino a finire nel buco nero dei calcoli, un po’ per abitudine e automatismo. Quando ho aperto questo blog mi sentivo soffocare dagli spider di Google. Scrivevo per giornali online e ormai mentre battevo sulla tastiera non vedevo più significati, ma parole chiave da piazzare al posto giusto e forzature dedite alla causa dell’indicizzazione. Queste sono le regole e se non ti va bene sei fuori, ovvero nessuno ti trova e nessuno ti legge.

Quando ormai sette anni fa ho aperto il mio primo blog, GlindirizzidiB, ero molto motivata a mettere in pratica tutto quello che avevo imparato sulla scrittura Seo, ovvero quell’insieme di regole che ti permette di creare contenuti che Google indicizza bene:  significa essere tra i primi risultati quando l’utente cerca un’informazione sul web. Così sia il mio lavoro che la mia valvola di sfogo (il blog) marciavano compatti per finire dentro la ragnatela di contenuti dei motori di ricerca. Che è la cosa più giusta da fare in realtà. Perché scrivere se nessuno ti legge perché non ti trova?

Quindi eccomi qua nel pantano. Perché un articolo con tutti i sacri crismi dalla Seo mica si scrive nei ritagli di tempo, buttando giù quello che ti viene in mente sotto la doccia o prima di andare a dormire (momenti di creatività top per me), ma richiede tempo. Un tempo che non ho a disposizione per il mio blog, che rimane quindi solo e un po’ spoglio. Quando lo avevo aperto volevo poter scrivere in modo assolutamente libero e creativo, svincolato dalle regole, ma poi strada facendo mi sono resa conto di quanto io facessi fatica a chiudere nel cassetto della scrivania tutto il bagaglio di competenze sulla scrittura online, a scrivere per il puro piacere di farlo.

Diversi anni fa, mentre stavo facendo un lavoro che non mi piaceva per niente, mi ero messa a scrivere dei pezzi che non sono mai stati pubblicati da nessuna parte, perché avevo un disperato bisogno di fare qualcosa di bello e stimolante. Una decina di articoli che parlavano della mia vita a Milano, quando vivevo in un appartamento in periferia insieme ad altre tre amiche. Rileggendoli mi sono resa conto che sono tra i pezzi più belli che io abbia mai scritto. Forse fare le cose per il pure piacere di farle porta a qualcosa di buono …

Foto Pixabay

miss subways moda anni 40

Miss Subways: le ragazze di New York

Miss Subways è un concorso di bellezza a cui partecipavano tutte le ragazze newyorchesi che negli anni 40 desideravano vedere il loro sorriso sfrecciare sui vagoni della metropolitana. Non dovevano pubblicizzare nessun prodotto, ma soltanto la bellezza in sé. Si trattava di un escamotage dei pubblicitari per far alzare la testa ai viaggiatori e così notare anche le pubblicità presenti sui treni. Ho scoperto questo delizioso concorso di bellezza leggendo il romanzo “Le ragazze di New York” di Susie Orman Schnall (Feltrinelli), dove una delle protagoniste partecipa  a Miss Subways per diventare indipendente e inseguire i suoi sogni. Questa è l’occasione di parlare ancora di libri e moda, infatti la moda anni 40 è il preludio di quelli che penso siano stati gli anni più felici per la creatività nel settore: gli anni 50, 60 e 70. Praticità e frugalità, insieme ai pantaloni e alle giacche, entrano negli armadi delle signore a cavallo tra la seconda guerra mondiale e l’immediato dopo guerra.

Shunk Kender mostra Lugano

Mostra Shunk – Kender a Lugano, tra meta arte e fotografia

Shunk – Kender a Lugano: la mostra retrospettiva sui due fotografi aprirà le porte al pubblico dal 1 marzo fino al 14 giugno 2020 a Palazzo Reali, la sede storica del Masi Lugano. Ho visitato la mostra e sono rimasta affascinata dallo sguardo di due artisti che catturano in un’immagine lo spirito del lavoro di un altro artista, mentre l’opera d’arte prende forma. Harry Shunk e Jànos Kender sono rispettivamente un fotografo tedesco e un fotografo ungherese che si sono incontrati a Parigi sul finire degli anni 50 e che su richiesta di alcuni galleristi iniziano a fotografare esposizioni e performance, prima a Parigi e poi a New York. Molto vicini al movimento artistico del Nouveaux Réalistes (nuovi approcci percettivi al reale), non colgono soltanto il dietro le quinte della creazione di un’opera d’arte, ma nel caso delle performance con le loro fotografie rendono eterno l’istante artistico, documentando lo svolgersi dell’esecuzione.

Jacky e Lee il libro

Jacky e Lee, il libro: un tuffo nel glamour dell’alta società americana

Un libro che rivela complicità e invidie del rapporto tra le sorelle più famose del secolo scorso, ovvero Jacqueline Kennedy Onassis e Lee Radziwill, nate Bouviers. “Jacky e Lee. Una vita splendida e tragica” di Sam Kashner e Nancy Schoenberger, edito in italiano da Mondadori, è il favoloso racconto della relazione familiare e dell’amicizia, spesso tormentata, tra la first lady più famosa d’America e la sorella minore, Caroline detta Lee. Ho trovato questo delizioso volume sotto l’albero di Natale e l’ho letto in pochi giorni, costringendomi alla sera a spegnere la luce per mettermi a dormire.

ritardatari

Ritardatari e ritardo, istruzioni per l’uso

Questo post occupa i miei momenti di scrittura immaginaria (quando mi viene l’idea per un articolo ecc.., non posso scrivere e metto in fila le frasi nella mente) da tanto tempo. Come sanno tutti i miei amici e tutte le maestre del mio primo figlio che va all’asilo, la puntualità non è il mio forte.  Una volta ho fatto aspettare un amico a un casello dell’autostrada per un’ora. Non mi ha lasciato a piedi e siamo ancora amici.

Negli anni sono decisamente migliorata, agli appuntamenti di lavoro arrivo in orario, con qualche difficoltà al mattino presto, sono puntuale nelle consegne. Ma il day by day è un’altra cosa. L’ironia della sorte che mi ha mandato a vivere nella patria degli orologi e della puntualità è davvero singolare, ma se la puntualità è il mio punto debole, l’ironia è il mio punto forte. Quindi ecco a voi una breve filippica semi-seria in difesa dei ritardatari. Perché sì, insomma, i ritardatari sono l’unica categoria non protetta (perdonatemi questa generalizzazione finalizzata alla tesi che sostengo in queste poche righe tra il serio e il faceto) e  sono universalmente mal visti da tutti.

Pianura - foto Fabrizio Tassi

Una dichiarazione d’amore appassionato e incondizionato

Ho aspettato qualche settimana per scrivere questo post. Se l’avessi scritto nei primissimi giorni della mia permanenza qui a Lugano avrebbe colato miele, lacrime e nostalgia da ogni riga. Ora, che un pochino di tempo mi ha aiutato a mettere a fuoco la malinconia, posso scrivere una vera dichiarazione d’amore, appassionato e incondizionato, per la pianura. Quando ho scoperto che avrei dovuto trasferirmi in Svizzera per il lavoro di mio marito ero certa che mi sarebbero mancati i miei amici, la mia famiglia e la mia città. Mai avrei pensato di svegliarmi tutte le mattine desiderando che le prealpi si appiattissero, per trasformarsi in campi di granoturco e risaie.

pioggia

Tre cose carine per sopravvivere a una giornata di pioggia

Il grigio, l’umido e la nebbia si addicono alla città. La rendono realmente se stessa. Sul lago, in mezzo alle montagne, una giornata di pioggia è decisamente meno simpatica e oggi mi sono ritrovata ad affrontare un vero acquazzone (che è durato tutto il giorno…), qui a Lugano. In mezzo alle incombenze giornaliere, tre cose carine mi hanno rischiarato la giornata. Piccole coccole per colorare il grigio della pioggia.