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Ritardatari e ritardo, istruzioni per l’uso

Questo post occupa i miei momenti di scrittura immaginaria (quando mi viene l’idea per un articolo ecc.., non posso scrivere e metto in fila le frasi nella mente) da tanto tempo. Come sanno tutti i miei amici e tutte le maestre del mio primo figlio che va all’asilo, la puntualità non è il mio forte.  Una volta ho fatto aspettare un amico a un casello dell’autostrada per un’ora. Non mi ha lasciato a piedi e siamo ancora amici.

Negli anni sono decisamente migliorata, agli appuntamenti di lavoro arrivo in orario, con qualche difficoltà al mattino presto, sono puntuale nelle consegne. Ma il day by day è un’altra cosa. L’ironia della sorte che mi ha mandato a vivere nella patria degli orologi e della puntualità è davvero singolare, ma se la puntualità è il mio punto debole, l’ironia è il mio punto forte. Quindi ecco a voi una breve filippica semi-seria in difesa dei ritardatari. Perché sì, insomma, i ritardatari sono l’unica categoria non protetta (perdonatemi questa generalizzazione finalizzata alla tesi che sostengo in queste poche righe tra il serio e il faceto) e  sono universalmente mal visti da tutti.

In tempi di politically correct all’esasperazione, parità, lotta alla discriminazione di ogni tipo, il ritardatario non è contemplato. Non c’è una libertà di sentirsi diversamente puntuali e gestire il tempo come meglio si addice al tuo bioritmo. Non farcela al mattino, non riuscire proprio ad alzarsi presto è visto come sinonimo di inaffidabilità e pigrizia, per non parlare del carico da 90, la mancanza di rispetto. Benché quest’ultimo aspetto sia effettivamente importante (avviso sempre comunque quando sono in ritardo), cari amici puntuali voi dovete capire una cosa di noi ritardatari: non lo facciamo di proposito e non vogliamo mancare di rispetto a nessuno.

Una volta ho letto un articolo online (credo su Marieclaire.com ma non ne sono certa) in cui si spiegava con piglio geniale e molto realistico il guaio in cui ci cacciamo noi ritardatari. Il punto è che siamo degli inguaribili ottimisti, certi che riusciremo a fare anche quell’ultima cosa prima di uscire, fiduciosi di riuscire a comprimere in quella mezzora a disposizione per prepararsi molte più cose di quelle che effettivamente ci stanno. Se avessi un euro, o meglio ora un franco, per tutte le volte in cui mi hanno detto di alzarmi prima, partire per tempo e così via sarei ricca. Cari amici puntuali è proprio questa la situazione più pericolosa. Il ritardatario che capisce di essere in tempo è una bomba a orologeria di rivalsa che inevitabilmente lo ripiomba nell’abisso del rallentamento! “Oggi mi sono svegliata presto, posso fare colazione con calma, truccarmi (campionessa di trucco sul treno, presente!), sistemare prima di uscire…”. Pensieri pericolosissimi che affollano la mente nel primo quarto d’ora d’anticipo, subito vittima dell’ottimismo del ritardatario che non calcola bene i tempi e si infila in una spirale di minuti che passano.

Oliver Burkeman ha scritto su The Guardian un elogio del ritardo, poi ripreso e tradotto su Internazionale, in cui dice: “La cosa strana della puntualità è che implica la costruzione mentale di una sequenza temporale astratta alla quale poi si cerca di far aderire la realtà. L’alternativa, spesso scambiata per pigrizia, segue quello che gli studiosi chiamano “orientamento al compito“, mentre Levine lo chiama “tempo degli eventi”, in cui il ritmo della vita è determinato dalle attività che si devono svolgere”. Noi ritardatari siamo grandi fan del pensiero laterale: non potendo raggiungere l’obiettivo dalla strada maestra che implica la puntualità, cerchiamo percorsi alternativi, modi di risparmiare tempo, idee per recuperare ciò che è stato perso.

Con il tempo sono diventata una maestra nel riconoscere gli orari civetta, capisco subito quando mi danno appuntamento una mezzora prima per abbattere il mio ritardo. Lasciate perdere, meglio dire la verità e alla peggio se proprio non siamo amici non diamoci più appuntamento (true story). Quando qualcuno arriva in ritardo a un appuntamento con me (quando succede qua in Svizzera mi scrivono immediatamente con mille scuse) io ringrazio con il cuore in mano la persona, così mi sento meno sola e sopratutto meno in difetto quando sarò io in ritardo.

Cari amici puntuali, non perdete tempo (per voi preziosissimo) a dare ai ritardatari dei pigri e maleducati, esplorate con noi l’uso creativo del tempo, chissà che ci si incontri a metà strada,  in ritardo e in orario una volta per uno, aiutandosi e non criticandosi.

ps. per le maestre dei miei figli: sono sempre in prima fila nella battaglia per arrivare puntuale, per cinque anni sono arrivata puntuale alle 8 a scuola al liceo con un’ora di strada e un treno da prendere. Quindi è possibile. Ma forse ho sparato tutte le mie cartucce al liceo.

pps. per i potenziali datori di lavoro: non temete le mie riserve di puntualità sono completamente dedicate al lavoro e sono abbastanza.

ppps il giorno del mio matrimonio ero in anticipo, forse inconsciamente temendo che Santo Subito, come lo chiama mia mamma, cambiasse idea …

Credito foto Pixabay

Blogger, giornalista freelance, moglie e mamma. Amo il mood bon ton, da ricamare con altri stili, skincare addicted, appassionata di danza, rileggo spesso Jane Austen, adoro le peonie e mi piace raccogliere indirizzi di posti speciali.
3 comments
  1. Bellissima disamina!!!😂😂😂

  2. Non eri in anticipo, ma nemmeno in ritardo come avremmo scommesso tutti……si, avevi paura che lo sposo andasse al ristorante…..ma tu vai a sposare uno puntuale!!! I giochi della compensazione

    1. No no ero in anticipo davvero! Hanno chiamato mio fratello per dirgli di girare per dieci minuti con l’auto perché non avevano ancora finito di provare i canti!

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